Esperienza del Downshifting di Pietro Bonzoni - Estratto dell'intervista di Giulia Landini pubblicata nel libro Ecologia del Risparmio

La sensibilità al Downshifting é nata nel tempo, come immagine di decrescita e lentezza, non ho seguito il movimento quando era già definito, ma poco alla volta sono stato attratto da ciò che sentivo. Ancora oggi non ho letto e collezionato libri, video, non consumo tutto ciò che riguarda la decrescita. Ho pochi capisaldi. Forse unendo diverse letture e visioni filosofiche ho tratto una mia personale visione, che é quella di cercare di essere fuori da questo sistema che é basato essenzialmente sul consumo e dove non c'é più spazio per la persona, in una visione più ampia di quella comune.

Ora l'immagine che ho del downshifter é anche quella di una persona autonoma che si basta per sé e che comprende di essere parte dell’universo, di esserne un elemento costitutivo.

La più grande ricchezza è bastare a se stessi, diceva Seneca, e non intendo per questo un percorso in solitudine.

Dopo un breve rapporto di lavoro a diciotto anni ho deciso che avrei fatto l'imprenditore, avevo un concetto diverso del denaro e dell'uso che dovevo farne, erano gli anni ‘80 quindi il denaro era ancora una forma di riscatto sociale, ho aperto un negozio a diciotto anni e mi sono buttato con molta volontà e penso anche fortuna nel mio lavoro.

Ho avuto la possibilitá econimica di permettermi viaggi, auto e beni che volevo, non ho mai pensato ad investire, ma ero convinto che mantenere un sisitema di spesa e di consumo fosse la cosa giusta, forse la mia frustrazione di lavorare per spendere mi portava solo a mostrarmi per quel che facevo al di fuori dalla mia attività. 

Dopo diciassette anni di attività ho capito che dovevo fare altro, decidendo di vendere l'attività in un momento in cui non mi sentivo più rappresentato dal consumo.

Sono tornato a prendere la busta paga dopo diciotto anni con il paradosso che era cambiata di poco, la mia frustrazione aumentò.

Così decisi di lasciare anche il lavoro dipendente e per un paio di anni feci pochi lavoretti. Entrando volontariamente in un’esperienza di un’austerità e di riduzione di ogni forma di consumo, complice una crisi giunta dopo il fatto delle Torri Gemelle, tra cui anche l'obiezione dell'auto in occasione della seconda guerra del Golfo. Un'estate tra il cammino di Santiago e il Portogallo poi il ritorno in Italia in attesa di comprendere una condizione che ormai stava prendendo forma, ma non avevo ancora come spesso dico, toccato il fondo. Il tutto per mia fortuna era una scelta, non avevo soldi da parte, però potevo permettermi un lavoro fisso se solo l'avessi voluto. L'occasione di partire all'estero e di buttarmi ex novo con meno di 2.000 euro in tasca, con la volontà di fare qualcosa che mi piacesse, volevo lavorare negli hotel, ma in Italia mi era stato impossibile, non conoscevo il tedesco. Pensavo che un’attività stagionale dopo anni di lavoro dietro un banco, fosse un traguardo per dedicarmi poi a ciò che più mi piaceva durante il resto dell'anno.

A Ibiza fu possibile avere un lavoro parlando male lo spagnolo però conoscendo l'inglese e il francese, portiere di notte, andava benissimo, finalmente ero uscito dal mio mondo e avevo rafforzato le mie sicurezze.

Dopo venti giorni la collega di giorno si ammala di varicella, e chi può sostituirla? Io, nel frattempo in venti giorni avevo migliorato lo spagnolo, così entrai al ricevimento.

Ci passai due stagioni, però ormai sul CV avevo una voce che mi piaceva e che poteva garantirmi altre esperienze, al ritorno dalla Spagna mi fermai a Nizza e con il mio CV feci un giro, questa volta partendo dai migliori hotel, l’autostima cresce quando il risultato è prodotto solo con le nostre forze e capacità. Al terzo colloquio mi dissero, se vuoi, ti assumiamo venti giorni. Perfetto fu come una vacanza pagata in Costa Azzurra. Poi ci tornai due anni dopo per una intera stagione.

Tornato in Italia, non avevano più scuse, mi sentivo rincuorato di avere esperienze all'estero, che vi confermo, contano tantissimo, infatti, decisi di scegliere città o luoghi, da sempre sognati: Venezia, la Sardegna, la Riviera Ligure, Roma e, in effetti, dopo solo poche stagioni ero già in un buon hotel del centro di Roma, non è presunzione però se fossi rimasto a Brescia ad aspettare un lavoro simile su lago di Garda, non l'avrei mai ottenuto, questa fu la prova che la mobilitá oggi é necessaria.

Oggi quando spiego che faccio lo stagionale, in luoghi come la Liguria o grandi città turistiche sono capito, mentre in Lombardia è già un concetto difficile, quando sono stanco di dare spiegazioni, consiglio qualche libro, ma intuisco che quello che pensano e che mi mantiene mio padre, la gente pensa sempre che io viva di rendita, in effetti ho un atteggiamento verso la vita come se vivessi di rendita, in effetti la vita io la vedo come abbondanza e non mi sento mai tradito da questo pensiero.

Ho solo capito quali sono i miei bisogni, ho fatto un bilancio di quanto mi serve ed ho dato priorità alla mia felicità, ecco tutto.

Vivere in luoghi che erano nel mio immaginario mi ha dato la possibilità di capire molte cose e di conoscere molti stili di vita, pure appassionarmi a discipline olistiche seguendo seminari e corsi vari.

Ricordo però molto chiaramente un fatto che mi ha aperto all'improvviso a tutta una serie di considerazioni; é avvenuto negli Stati Uniti, quando chiesi a un negozio un caffè d'asporto. Era il 1992 e la commessa iniziò a chiedermi come lo volevo, nero, lungo, freddo, caldo, al latte scremato o intero, con crema, quale zucchero, bianco o di canna, cucchiaio o cannuccia, se volevo tovagliolo e se partecipavo al concorso gratta e vinci. Ero come in trans, non che non capissi le richieste, capivo!! In pratica sono uscito con un sacchetto con dentro, un vassoietto, il bicchiere di carta, il coperchio, una cannuccia ed un cucchiaio imbustati, qualche bustina di zucchero bianco e di canna, un paio di cremini di latte, quattro o cinque tovaglioli. Il tutto per 0,60 centesimi di dollaro. Con la domanda che risuonava in testa: Chi paga tutto questo? In pochi secondi ho capito come funzionava l'economia mondiale e in speciale modo, quella imperialista americana, in un attimo ho capito cose che avrei visto in statistiche anni più tardi, una piccola parte dell'umanità consuma la maggioranza delle risorse, parole lette senza attenzione risuonavano tutte in me. Avevo ancora l'attività che mantenni per altri sei anni, ma il mio rapporto con il mio lavoro cambiò, anche il rapporto con la mia comunità cambiò, chiusi con la politica con il volontariato e con tanti amici e la compagnia; mi rivolsi solo a interessi rivolti alla crescita personale, capii che la rivoluzione andava fatta dall'interno. Poi arrivò il giorno in cui cedetti l'attività, impacchettai tutte le mie cose e le misi nel solaio dei miei genitori, lasciai i mobili di casa a mia sorella, sono ancora là, era il 2000, da allora mi sono concentrato sul consumo minimo ed a mettere in pratica i miei desideri. Potevo permettermi di vivere senza dare spiegazione della mia ricerca o scelta poiché chi mi stava intorno, come sempre pensava che vivessi di rendita, non era facile, perché passai dei momenti con pochissime risorse, ormai con la crisi cosí eclatante, come si può spiegare che si può vivere con poco,quando la gente ha paura.

Come non era e non è facile far capire che certi atteggiamenti formali di consumo non mi appartengono più, i genitori, nonostante abbiano visto per la generazione che appartengono momenti difficili, sono i primi a non capire certe scelte. Ho sempre avuto la necessità di dover dimostrare tante cose, ora non lo dovevo più fare, il downshifting mi ha insegnato che nella semplicità della nostra vita e nel realizzare noi stessi c'é la felicità. Aver preparato il mio stile di vita ad una semplicità volontaria già da qualche anno, oggi non mi fa sentire la crisi come la maggioranza delle persone e mi posso permettere sempre un sorriso e di spendere il denaro che ho deciso di usare con sernità. Non mi sento per nulla arrivato, anzi sono convinto che vivo una evoluzione, che oggi posso condividere con molta gente e non diventa così difficile a volte spiegare certe situazioni. Una cosa certa, il lavoro su se stessi è fondamentale, se non si vivono delle crisi, che poi sono solo opportunità non si può prendere una nuova strada. Ciò che la gente ha paura, la scissione di certezze, per me sono il trampolino di lancio. Il downshifting non é un sistema per vivere di rendita o nemmeno per risparmiare, ma un armonizzazione di reali bisogni e necessitá. Poi emerge sempre in me il desiderio di fare, e di avere ma capisco che è una parte di me che non deve prevalere. La cultura del lavoro di cui ero stato educato ha perso la sua forma. Se cambiando il senso delle cose perché lasciando un sistema entriamo in un altro, non abbiamo fatto alcun passo, solo cambiato la facciata, ho tanti amici che si sono rivolti all’ecologismo, acquistano tutto bio e compatibile, ma continuano ad essere consumatori come prima, solo che tutto quello che usano ha una etichetta bio oppure ecosostenibile, secondo una tabella stabilita dalla Comunitá Europea. Io ho imparato ed essere essenziale nell’utilizzo di prodotti o cose polivalenti, riutilizzabili e se posso artigianali, ed a mettermi sempre in gioco nella ricerca di migliorare questo rapporto, mi piacerebbe avere tutto fatto a mano, sapere che un artigiano ha fatto un oggetto unico, che ho pagato equamente, questo mi gratifica, e mi sento circondato di oggetti vivi.

Ora cerco in poche righe di dire l’essenziale del mio pensiero:

Serve una motivazione nella scelta del Downshifting, oppure è condizione obbligata dovuta dalla crisi. Forzare la crisi quindi? Oggi penso che molti si trovino obbligati a modificare il proprio stile di vita e rivedere una serie di concetti sul consumo ed eco sostenibilità e non hanno piú la possibilitá di scelta, peró a chi puó ancora permetterselo lo consiglio sempre.

Priorità sono la ricerca della Felicità e dell’eco-sostenibilità.

Bilancio: Necessario per seguire questa esperienza tenere una contabilità dettagliata, a lungo tempo, per capire quali sono i consumi che gratificano l’ego e quali necessari. Eliminare l’auto (difficile, ma solo il primo anno) specialmente se alimentata da idrocarburi. Diventare flessibili nel lavoro. Misurarsi in qualsiasi lavoro che esalti la propria manualità, creatività e talento. Il mio budget del 2012 è stato di 6.500€ una spesa di 300€ Per i sei mesi che ho vissuto in campagna e 700€ gli altri mesi in città, più 1.750€ per un mese in Spagna e quasi un altro in Francia per vacanza. Questo per dire che se si vive fuori città con un terreno e si auto-produce quasi tutto i costi si riducono molto, mentre la vita in “città” ha costi fissi molto più alti, a volte più del doppio. Devo anche precisare che questo è il costo ottenuto dalla media della mia quota, di costi fissi condivisi anche con altre persone. Ora rispetto al passato mi rendo conto che seguendo il principio dei soli bisogni riesco pure a risparmiare e mettere da parte qualcosa, comprendendo che il denaro si accumula con il tempo e non con falsi miti proposti dal sistema, dove invece un accumulo rapido è sicura forma di ladrocinio.

Casa: cercare soluzioni per condividere case o appartamenti è oltre ad una forma di risparmio un modo per imparare la convivenza, a volte persone che di facciata sembrano interessanti, per il loro stile di vita, nella quotidianità   sono molto più integraliste di altre che non si pongono troppe domande. Affittare case fuori stagione ed proporre condizioni inusuali ed innovative. Esempio in una città molto cara per gli affitti, proposi ad una agenzia di affittarmi ad una cifra bassa tutto l’anno un appartamento o casa, con l’impegno da parte mia di cambiarla in base alle necessità di affitto dell'agenzia, anche con il preavviso di due giorni. La prima era una casa vista mare bellissima, in attesa di essere venduta, quando venivano a vederla ipotetici acquirenti non dovevo farmi trovare in casa, l’agenzia diceva che era abitata dai proprietari, alle fine mi cambiò solo due volte in un anno, però pagai la metà dell’affitto di norma.

Oggetti: ridurre al minimo gli oggetti vuol dire che in due ore si può fare un trasloco, ho solo una valigia ed uno zaino di oggetti personali, man mano che consumo un indumento lo riacquisto, faccio anche la figura di essere alla moda, cosa che però oggi non mi interessa più come una volta. Libri, acquisto il minimo necessario che poi regalo alla biblioteca. Prendo a prestito nelle Biblioteche dove restituisco con delle ore da volontario. Musica, non sono un buon cliente delle case discografiche, però non mi sbatto nemmeno a scaricare o piratare musica.

Da quasi un anno ho trovato, sempre in affitto una casa nell’oltrepò Pavese, isolata ma non troppo, che uso solo nella stagione calda, con orto e terreno, ho trovato anche un proprietario di parecchia lavanda e come prima esperienza abbiamo distillato l’essenza, poi ho iniziato a saponificare, il progetto con un amico si chiama Ultimachiamata EcoWebVillage.

L’esperienza di decrescita in primis ed anche un punto di riferimento per esperienze che vengono dalla rete, per questo EcoWebVillage. Mentre l’ultimachiamata era il monito a lasciare anche il lavoro stagionale.